‹‹Il circolo di Racalmuto è molto vecchio, vi si giocava, vi si discuteva, vi si leggevano i giornali, ma soprattutto vi si chiacchierava… Questi circoli sono pieni di personaggi che stanno tra Pirandello e Brancati, con quella loro capacità di organizzare il gioco dell’essere e del parere… Del circolo di Racalmuto faceva parte un personaggio straordinario che in Le parrocchie di Regalpetra ho chiamato Don Ferdinando…››
Leonardo Sciascia
GLI AMICI DI RACALMUTO
Signor Direttore,
il Circolo Unione di Racalmuto compie quest’anno un secolo di vita (sotto questa denominazione; ma la vita del Circolo è molto più lunga, forse di due buoni secoli, e prima si chiamava “Casino di compagnia”): e noi soci vogliamo, con questa lettera, ricordare l’avvenimento sulle pagine di una rivista che, sin dal primo numero, è stata parte della esistenza del circolo.
Sarebbe il caso di dire che nel “Circolo Unione” di Racalmuto le generazioni passano, ma L’Illustrazione Italiana resta: Tutte le annate della rivista, rilegate, stanno negli scaffali della biblioteca; e frequentemente vengono consultate per ritrovare avvenimenti lontani, personalità ormai scomparse dalla scena del mondo.
L’Illustrazione è un po’ la memoria del circolo.
Che cosa rappresenti un Circolo come questo per un paese come il nostro – in un’area non solo, come si suol dire, depressa, ma estremamente pirandelliana – ci vorrebbe ben altro che una lettera a dirlo. Il Circolo ci salva dalla solitudine, dai neri pensieri; è il porto dell’amicizia, della comprensione umana, dell’incontro civile.
La sottodenominazione Circolo dei civili va accettata appunto in questo senso: che è un luogo dove si fa buona prova di civiltà, di civile conversazione, di rispetto per le idee altrui, di affettuosa comprensione. È, insomma, una buona scuola di civiltà. Più di un secolo addietro, in questo Circolo un uomo alzò il bastone a bucare l’occhio di Ferdinando di Borbone in un ritratto ad olio che stava su una parete; e durante il fascismo in queste sale vennero pronunciati giudizi da confino di polizia. Ma nessuno ha subìto mai delazioni o persecuzioni.
Sempre ci sono stati soci appartenenti ai partiti politici a alle correnti più inconciliabili, giacobini e sanfedisti, liberali e forcaioli, fascisti e antifascisti: ma l’amicizia è stata ed è al di sopra di tutto. E va detto che qui anche l’eterno dissidio tra vecchi e giovani si addolcisce, giunge a scherzosa familiarità senza venir meno a forme di naturale rispetto: l’avanguardismo dei giovani, la loro rivolta, fa dialogo con l’umanesimo esornativo e conservatore degli anziani.
Personalmente voglio aggiungere che, pur se scrivendo ho qualche volta fatto ironico ritratto della vita del Circolo, a questa vita mi sento cordialmente legato. E mi fa tanto piacere che un critico come Giacomo Debenedetti abbia notato, sotto la mia ironica rappresentazione, tanto l’affetto che io porto a questa vita e a questi amici.
LEONARDO SCIASCIA Racalmuto (Agrigento)
Lettera pubblicata sulla rivista “Illustrazione Italiana” nel Gennaio 1957